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Storia e descrizione

Lungo il confine settentrionale del territorio di Calatafimi si trovano le sorgenti termali dette “Bagni Segestani”, presso le quali, vuole il mito Eracle che conduceva i buoi di Gerione, si sia fermato a ristorarsi. Su di un pianoro in cima alla collina, che a strapiombo sovrasta le terme si trovano i resti del castello e del villaggio di Calathamet (in arabo “Castello dei bagni”). Fu questo uno dei tre insediamenti che nel Medioevo, insieme a Calatafimi e a Calatabarbaro, sopravissero a Segesta ed accolsero la popolazione che viveva nel suo territorio. Fra i tre centri abitati fu per qualche tempo quello prevalente, tanto da essere l’unico citato nel diploma con il quale nel 1093 viene istituita la Diocesi di Mazzara. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce i resti medievali di un villaggio, di un castello e di una chiesa a una navata intitolata a Santa Maria. Sembra che l’insediamento di Calathamet sia entrato in crisi nel XIII secolo, periodo segnato dalle rivolte dei musulmani siciliani contro il potere normanno. L'insediamento di Calathamet sorgeva in zona Ponte Bagni, su una collina dominante l'antico snodo viario che collegava in senso Est-Ovest Palermo con Trapani ed in senso Nord-Sud Castellammare del Golfo con l'entroterra belicino. Incerta è la data di fondazione, così come incerta è la data dell'abbandono. E' da ritenere che dopo la distruzione di Segesta, ad opera di Agatocle, gli abitanti si siano dispersi e quindi nuovamente raccolti in più agglomerati tra questi, l'odierna Calatafimi a Sud, Calathamet a Nord, e non è da escludere ad ovest una qualche presenza nella zona poi occupata dal Castello d'Inici o in prossimità di questo, ed ancora rioccupando la stessa Segesta. Diodoro Siculo, e Strabone ne parlano in riferimento alle "Aquae Segestanae" chiamandole anche AquaePincianae e ThermaeSegestanae in riferimento alla presenza nei pressi delle fonti di acque sulfuree, calde e curative, addirittura a detta di Plinio il Vecchio "Nec vero omnes, quaesintcalidae, medicatas esse credendumsicut in Segesta Siciliae" ovvero "nè invero è da credere che tutte le acque, che siano calde, siano così medicamentose come quelle di Segesta in Sicilia". Le stesse acque sono ricordate negli "Itinerari" Antonini e nelle "Tabulae" geografiche. Menzionato come Castello dei Bagni, Qal'at Hammah, ovvero Calathamet nell'XI secolo è un luogo fortificato, citato da Edrisi come una forte "rocca", e quindi da IbnGubayr come "grande paese" ed ancora le fonti letterarie ne parlano come "castrum", con chiesa (Santa Maria di Calathamet), un mercato, e popolazione araba di contadini, con ai piedi del sito dei bagni e dei mulini. D'altra parte la collocazione geografica, al centro di un vasto e fertile territorio, consentiva dal punto di vista produttivo una buona resa. Il Vito Amico nel "Dizionario topografico dei Comuni Siciliani" (Palermo - 1855) lo definisce: "Casale Saracino oppresso da ruine, sotto Calatafimi, dove sono le acque termali di Segesta. Esisteva sotto i Normanni e leggesi dato dal Conte ruggiero al Vescovo di Mazzara nel 1018 con diplomi di conferma di papa Pasquale II". Purtuttavia nel XIII secolo non c'è più che un abitato residuale. Le campagne di prospezioni e di scavo effettuate nel tempo da più missioni franco-italiane, tra gli anni 70' e 80', hanno permesso di riportare alla luce ed in parte di permettere con limitati interventi di restauro, la conservazione di quanto scavato. In particolare i rapporti di scavo pubblicati su importanti riviste nazionali ed internazionali parlano dell'individuazione di due parti; a Sud Est la zona castrale, a Nord Ovest un abitato rustico. In particolare è stato individuato un palazzo, con sale a volta. L'analisi stratigrafica ha permesso agli studiosi di determinare tre successive fasi nella storia dell'edificio. Le dimensioni di tale edificio sono di circa 16,80 x 19,20 ed è diviso in tre sale, le quali erano all'epoca ricoperte con volte a botte. Una cappella ad unica navata addossata al palazzo, è costruita su una cisterna. Gli studiosi propendono per una costruzione al XII secolo sia del palazzo che della cappella di Calathamet, una successiva distruzione al tempo delle guerre federiciane, e una rioccupazione militare al XIV secolo.



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